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A proposito del processo di integrazione nel lavoro clinico : esiste davvero l'Effetto Martini?

2017 - Franco Angeli

95-106 p.

La metafora dell'integrazione è inestricabilmente collegata al lavoro psichiatrico. Da un lato ciò è dovuto alla natura biopsicosociale delle principali ipotesi eziopatogenetiche delle malattie mentali. Dall'altro al fatto che il modello del lavoro psichiatrico nei servizi pubblici italiani è basato sul gruppo di lavoro multi-professionale e sulla stretta integrazione dell'apporto di ciascun operatore con gli altri. Viene definita la natura processuale del termine integrazione a questi due livelli, nei suoi significati di stretta interdipendenza collaborativa e di aggiunta di qualcosa che risulta mancante. Quando le cose funzionano, il risultato è superiore alla somma aritmetica dei suoi componenti, così come diverso e migliore è il gusto del cocktail Martini, rispetto al gin e al vermouth bevuti separatamente.

Il lavoro psichiatrico mette continuamente alla prova la tenuta psicologica-emotiva del gruppo di lavoro la cui resilienza è costituita dalla capacità di gestire di volta in volta i problemi, piuttosto che dall'assenza di conflittualità. Viene descritto un terzo possibile significato del termine integrazione nel passaggio dal piano delle teorie cliniche generali circa un disturbo e la sua cura, a quello della sua praticabilità terapeutica a livello dei Servizi. In questa accezione viene sottolineato il faticoso metabolismo mentale delle basi teoriche che consente di fare proprie le teorie e di personalizzarle nell'incontro col paziente. Vengono descritti infine alcuni aspetti problematici dell'integrazione nel trattamento dei pazienti con Disturbo Borderline di Personalità. [Testo dell'editore].

The metaphor of integration plays nowadays a key role in psychiatric practice due to the bio-psychosocial nature of current etiopathogenetic hypotheses on mental illness, and also due to the integrated multi-professional treatment approach in Italian public mental health services. The author defines the procedural nature of integration on two levels: as a close collaborative professional interdependence, or on the other hand as a process that adds a missing part. When integration works, the outcome of the process generates more than the sum of its parts, such as the flavor of a Martini cocktail is different and tastier, than a plain glass of gin, or vermouth. Clinical practice in psychiatry tests continuously a team's emotional endurance. Moreover, team resilience stems from its capacity to tackle problems, rather than from the absence of conflicts.

The Author then defines a third possible meaning of "integration" in the transition from theory to practice: i.e. from current clinical theories on psychiatric disorders and treatment, to therapeutic feasibility in mental health services. The Author underlines also the complexity of integrating and personalizing general psychiatric theories in daily clinical practice and concludes describing the problematic aspects of integration in the treatment of patients with Borderline Personality Disorder. [Publisher's Text].

Forma parte de

Rivista sperimentale di freniatria : la rivista dei servizi di salute mentale : CXLI, 1, 2017