Articolo PDF (0,25 Mb)
Consultabile solo con Adobe Acrobat Reader (scopri come)

Her-rare humanum est Commento agli interventi di Riccardo Catanzaro e dell'Intelligenza Artificiale

2025 - Franco Angeli

451-462 p.

The call for a debate about the digital world and its connection to clinical practice attests to the need for continued discussion beyond merely technophilic or technophobic stances. My response to Catanzaro's (2025) contribution seeks to reaffirm my starting premise for conceptualizing the digital phenomenon: that of the digital habitat. If we consider the digital world not within a subject/object dialectic but rather as a "substance" in which we are immersed, we lose the possibility of conceiving of a subjectivity that utilizes the Web to freely express parts of the self. This subjectivity is, on the contrary, "digitized" ab origine. From this, a series of new clinical phenomena emerges that must not be reduced to the category of technological addiction. Instead, they compel the clinician to acquire new hermeneutic lenses and adopt new modalities of being with the other. Finally, the editorial team's inclusion of Artificial Intelligence (AI) expands the debate from the question of

the subject to that of the machine. Before we address "what AI does", we must first reflect on "what we perceive it to be". Only then can we venture into the critical issue of why the human subjects experience the machine as an agentive entity capable of responding to their own malaise. [Publisher's text]

L'invito a creare un dibattito sul tema del digitale e del suo legame con la clinica testimonia la necessità di continuare a discuterne al di fuori di posizioni tecnofile o tecnofobe. La mia risposta al contributo di Catanzaro (2025) vuole ribadire la premessa da cui mi muovo per intendere il fenomeno del digitale, ossia quella dell'habitat digitale. Se noi consideriamo il digitale al di fuori di una dialettica soggetto/oggetto ma, diversamente, una "sostanza" nella quale siamo immersi, viene meno la possibilità di intendere una soggettività che fa uso del Web per poter esprimere liberamente parti di sé. Questa soggettività, al contrario, è "digitalizzata" ab origine. Da qui ne emerge tutta una serie di nuovi fenomeni clinici che non devono essere ridotti alla categoria di dipendenza tecnologica, ma invitano il clinico ad acquisire nuove lenti ermeneutiche e adottare nuovi modi di stare con l'altro. Infine, il coinvolgimento dell'Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence [AI])

da parte della redazione allarga il dibattito dalla questione del soggetto a quella della macchina. Prima di confrontarci su "cosa fa" l'AI, dovremmo anzitutto riflettere su "cosa noi pensiamo sia", per poi inoltrarci nello scottante tema del perché l'umano vive la macchina come un soggetto agente in grado di rispondere al suo malessere. [Testo dell'editore]

Fa parte di

Psicoterapia e scienze umane : LIX, 3, 2025