I proverbi di Platone
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"Non svegliare il can che dorme", "I vicini hanno la vista più acuta delle volpi", "Storie di vecchie", "Difficili le cose belle", "Il canto del cigno", "Temere la propria ombra": sono solo alcuni dei proverbi e dei detti comuni che si trovano nei dialoghi platonici e che sono giunti fino ad oggi, vivi ed usati in diversi contesti linguistici, anche dialettali. In effetti nelle rappresentazioni drammatiche costituite dai dialoghi platonici hanno un loro ruolo anche i proverbi, le espressioni proverbiali, le massime, i detti comuni, popolari, derivati dall'uso corrente del linguaggio parlato, o colti, ricavati in genere da Omero e da Esiodo, ma non solo.
Sia i detti omerici ed esiodei, sia quelli derivati da tradizioni mitiche o religiose, come per esempio quelle orfiche, sono sempre inseriti a sottolineare svolti significativi delle discussioni, oltre che a "colorire" i vari dialoghi, con i vari personaggi, nelle varie situazioni, ed in questa operazione stilistica spesso Platone ne stravolge i significati, caricandoli sempre di sfumature e di sensi nuovi in accordo con le prospettive filosofiche che a volta a volta sta tracciando. A questi proverbi e detti comuni. [Testo dell'editore]
Includes index.
Plato ( approximately 428 B.C.-347 B.C.).
G. Casertano, former professor at the University of Naples.
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Informazioni
ISBN: 9788899306977
COLLANA
MATERIE
SOGGETTI
- Plato -- Criticism and interpretation
- Proverbs, Greek