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L'occhio di Polifemo : sublimazioni in corto

2022 - Franco Angeli

P. 186-196

L'articolo pone al centro della sua tesi l'analogia tra il linguaggio filmico e il processo onirico, trattando dell'uso e della semantica delle immagini in quanto rappresentazioni di significati altri, creando un parallelismo tra il contesto cinematografico e il setting analitico. Da questo primo livello di analisi, l'autrice si interroga sul significato dello sguardo, inteso sia come osservazione epistemofilica di un oggetto altro da sé, sia come atto dell'essere guardati. In particolare, attraverso la metafora dell'obiettivo filmico guidato dal regista e dello sguardo dell'analista, si focalizza l'attenzione su quegli elementi apparentemente secondari e di poco conto che spesso sfuggono ad un livello di consapevolezza, il cosiddetto non visto.

Queste zone adombrate della mente, possono essere rese potenzialmente fruibili nella stanza di analisi grazie al lavoro analitico, così come l'occhio della macchina da presa può metterle a fuoco e catturarle nel reale. Tale processo viene descritto facendo riferimento ad un cortometraggio, Polifemo (1998 - regista Alfredo Santucci), nel quale si mette in scena la storia di un fotografo particolarmente attratto dai dettagli minuziosi, che letteralmente ruba attraverso i suoi scatti al fine di ricostruirne la storia, una narrazione interna.

In questo duplice movimento, insieme sottrattivo e di conoscenza, si apre infine il tema della sublimazione inteso come processo caratterizzato da un'energia vitale che favorisce l'integrazione e permette di produrre e creare a livello artistico e nella propria dimensione quotidiana, aiutando l'individuo a superare e rendere sopportabili sentimenti dolorosi, investendo affettivamente in piccoli o grandi piaceri come quello della passione nel proprio lavoro. [Testo dell'editore]

The article focuses on the analogy between the filmic language and the dream process, dealing with the use and semantics of images as representations of other meanings, creating a parallel between the cinematographic context and the analytical setting. From this first level of analysis, the author questions the meaning of the gaze, understood both as an epistemophilic observation of an object other than itself, and as an act of being looked at. In particular, through the metaphor of the filmic lens guided by the director and the analyst's gaze, attention is focused on those apparently secondary and minor elements that often escape a level of awareness, the so-called unseen.

These overshad-owed areas of the mind can be made potentially usable in the analysis room thanks to analytical work, just as the eye of the camera can focus on them and capture them in reality. This process is described by referring to a short film, Polyphemus (1998 - director Alfredo Santucci), in which the story of a photographer particularly attracted by meticulous details is staged, who literally steals through his shots in order to reconstruct the story, an internal narrative.

In this twofold movement, both subtractive and knowledge, the theme of sublimation opens up as a process characterized by a vital energy that favors integration and allows to produce and create on an artistic level and in one's own daily dimension, helping the individual to overcome and make painful feelings bearable, investing affectively in small or large pleasures like that of passion in one's work. [Publisher's text]

Fa parte di

Psicoterapia psicoanalitica : 2, 2022