Civilising the Scaffold : a renewed carceral space in videoconferencing trials
72-90 p.
In this article, I analyse the implication of the spread of videoconferencing for prisoners under pre-trial detention as a technology embedded in a process of civilising punishment by bureaucratising criminal procedure. This is specifically examined through a series of letters from Italian prisoners "engaged in struggles", held in maximum security from 2006 to 2020. From a situated perspective, the letters describe videoconferencing as a way of disembodying and recoding the space-time of the prisoners, reducing them to a simulacrum: a series of images, sounds and glances caught by cameras and microphones. This technology ensures, through a both material and virtual geographical solution, efficiency, and security but at the cost of increasing the distance between the judge, society and the accused. [Publisher's Text].
In questo articolo analizzo le implicazioni della diffusione della videoconferenza in carcere, una tecnologia che burocratizza il processo penale all'interno del processo di civilizzazione della pena. Questo aspetto viene esaminato attraverso una serie di lettere di detenuti "in lotta" in regime di massima sicurezza in Italia dal 2006 al 2020. Da una prospettiva situata le lettere descrivono la videoconferenza come un modo per disincarnare e ricodificare lo spazio-tempo dei detenuti, riducendoli a un simulacro: una serie di immagini, suoni e sguardi catturati da telecamere e microfoni. Questa tecnologia garantisce, attraverso una soluzione geografica materiale e virtuale, efficienza e sicurezza, ma al contempo aumenta la distanza tra il giudice, la società e l'imputato. [Testo dell'editore].
Forma parte de
Rivista geografica italiana : CXXXI, 1, 2024-
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Información
Código DOI: 10.3280/rgioa1-2024oa17377
ISSN: 0035-6697
KEYWORDS
- geografia carceraria, videoconferenza, punizione, simulacro
- carceral geography, videoconferencing, punishment, simulacra