Brigantaggio meridionale (1806-1863)
154 p.
Includes bibliographical references and index.
Fu il brigantaggio un movimento politico e reazionario o una rivolta dei diseredati e dei vinti?È la domanda che si pone Tommaso Pedìo - tra ì più noti ed autorevoli storici del Mezzogiorno - in questo volume che ha il pregio di raccontare fatti ed esaminare documenti con una chiarezza espositiva raramente riscontrabile in chi, per una vita, ha frequentato le aule universitarie.“Fu movimento politico - scrive Pedio nell'Introduzione - quando galantuomini e popolani difendono il proprio Paese contro un esercito straniero che, ignorando i più elementari principi del diritto internazionale, muove alla conquista del Mezzogiorno d'Italia; fu rivolta sociale quando i ceti subalterni insorgono contro metodi e sistemi difesi da una classe dirigente che nega ad essi ogni diritto e ne ignora i bisogni e le legittime aspirazioni.
Nel decennio francese e dopo l'Unità, il brigantaggio presenta le medesime caratteristiche soltanto quando degenera nella delinquenza comune. Nelle prime manifestazioni, invece, si differenzia profondamente: è movimento politico nel 1806, rivolta sociale, invece, dopo l'Unità contro antiche e nuove oppressioni di una classe dirigente che difende tenacemente i propri interessi, una classe dirigente che ha accettato un regime politico sol perché questo ha mantenuto inalterate le preesistenti strutture economico-sociali che ad essa consentono, rispetto alle altre classi, posizioni di preminenza nella vita sociale ed economica.Questi nostri studi - continua Pedio - ci consentono di individuare nella classe dirigente postunitaria la maggiore responsabile dei mali che ancora oggi tormentano il Mezzogiorno d'Italia. [Testo dell'editore]
First publ. 1997.
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