Il linguaggio criminale
367 p. : ill.
Includes bibliographical references (p. [359]-367).
Da sempre ci si è chiesti se, in certi ambienti ritenuti criminali, esistessero codici che servissero a deciderne l'esistenza. In realtà, su questo, assai poco si è scritto e detto, benché non manchino esempi caratteristici di questa esistenza di un linguaggio tipizzato come criminale (da sempre, ad esempio, la frase “Dio c'è”, scritta sui muri, non è mai stata espressione di fede ma la precisa indicazione che nei pressi di quel luogo fosse reperibile sostanza stupefacente. Come si vede, un'abile opera di mimetismo linguistico che, anche sotto il profilo psicologico, intende assai più di quel che afferma identificando l'orizzonte unico del tossicodipendente… Ma già sotto questo versante, il genere di osservazione sistemica sarà inclusa in una successiva opera in corso di preparazione). Il lavoro tra storia, attualità, politica, sociologia, comunicazione, psicologia e linguistica, affronta, talvolta solo abbozzandola, la difficile tematica di un gergo tecnico della malavita o della criminalità in generale,
anche laddove questa non sarebbe ravvisabile in senso proprio (è questo il caso delle BR che utilizzano essenzialmente un linguaggio di tipo politico e perciò stesso non criminale ma criminalizzante alla luce delle azioni compiute). Il libro, seppure tocchi marginalmente in questa prima opera le tematiche, evidenziandone solo gli aspetti salienti, tende ad evidenziare l'esistenza di un qualcosa che “esula dall'utilizzo linguistico proprio talvolta, dando origine a codici, sottocodici simbolici e interpretativi della realtà che celano, rivelano od evidenziano l'uso deviante che ne viene fatto. La parte delle BR, ad esempio, tratta esclusivamente i primi volantini e le prime risoluzioni strategiche fino al rapimento ed all'omicidio dell'on.
Moro, questo nella considerazione che i documenti non sono nella totalità noti, oltre a quella non secondaria che, in tale atto si verifica un cambiamento radicale di prospettiva e dei presupposti comunicativi, gli stessi che nel breve volgere di pochi anni porteranno l'organizzazione alla sua disarticolazione sotto l'effetto dell'attività di intelligence delle FF.OO. Per quanto riguarda l'altro aspetto trattato, nell'ambito dei culti distruttivi occidentali, i gruppi di tipo magico-occultistico si caratterizzano per l'utilizzo di un peculiare linguaggio rituale appartenente a una tradizione simbolica le cui tracce sono rinvenibili nella storia della magia, nella storia delle religioni e della filosofia. Il linguaggio rituale può essere impiegato anche da singoli soggetti che, direttamente o indirettamente, ricorrono a pratiche di tipo magico, pur non appartenendo a gruppi settari.
Parole, immagini, numeri, alfabeti occulti rappresentano gli elementi costitutivi del linguaggio rituale che, a seconda delle loro interrelazioni e delle regole procedurali con cui si combinano, formano codici rituali differenti. Verrà esaminato il linguaggio rituale di più rilevante interesse criminologico, in quanto abitualmente utilizzato in pratiche che possono implicare, per le loro intrinseche modalità, fattispecie di reato. [Testo dell'editore]
Contains bibliography, bibliographical references and notes.
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Capítulos del mismo volumen (disponibles individualmente)
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Información
ISBN: 9788897931003
COLECCIÓN
MATERIAS
ENCABEZAMIENTOS DE MATERIA
- Brigate rosse -- Language
- Italian language -- Social aspects
- Communication -- Social aspects -- Italy
- Criminology -- Italy