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Lettera a Francesco Benigno, Pisa 15 gennaio 2015

2017 - Franco Angeli

767-790 p.

Il PSI ha esercitato un ruolo marginale nell'Italia repubblicana, conseguenza del fatto di aver avuto, fino alla sua crisi determinata dall'attacco fascista nel primo dopoguerra, una classe dirigente imbevuta di volontarismo e anarcosindacalismo che hanno minato irrimediabilmente la forza e la capacità di presa del Partito. È il Partito comunista che nell'Italia del secondo dopoguerra svolge una politica socialdemocratica, ma regolato e governato secondo norme antidemocratiche (cooptazione e centralismo), mutuate dall'esperienza bolscevica, norme che impediscono un reale ricambio del gruppo dirigente e ne producono una crescente incapacità di cogliere i mutamenti profondi nella società italiana. Il PCI, di fatto nato nel 1941, nel nuovo quadro politico internazionale, creato dall'alleanza antifascista tra USA, Gran Bretagna e URSS, e diventato politicamente significativo dal 1943, non ha nulla a che vedere con le violenze e gli orrori sociali perpetrati nella Russia bolscevica e durante il terrore

Questo è il PCI che riesce a guidare i gruppi partigiani e poi l'opposizione di sinistra nell'Italia repubblicana, con l'apporto di giovani quadri che, contrariamente a quanto sostenuto da R. De Felice e da molti altri storici e pubblicisti, non sono passati direttamente dall'adesione al fascismo a quella al comunismo, nel segno di una ininterrotta vocazione per il totalitarismo, ma attraverso un percorso mediato dall'esperienza liberaldemocratica. [Testo dell'editore].

The Italian Socialist Party (PSI) had a marginal role in republican Italy, due to the fact that (until the crisis determined by the Fascist attack in the immediate aftermath of the war) its leadership was marked by voluntarism and anarcho-sindacalism, which inevitably sapped the strength and limited the appeal of the Party. It was the Communist Party which in Italy after World War II promoted social-democratic policies, although regulated and governed according to anti-democratic norms (co-optation and centralism) deriving from the Bolshevik experience, norms which made impossible a real turnover in the leadership and which produced an increasing inability to understand the deep changes occurring in Italian society. The Italian Communist Party (PCI), actually born in 1941 in the new international political context created by the antifascist alliance between the United States, Great Britain and the Soviet Union, and which became politically significant in 1943,

had nothing to do with the violence and social horrors perpetrated in Bolshevik Russia and during the Stalinist terror. This is the PCI which succeeded in guiding first the partisan groups and then the left-wing opposition in republican Italy, with the contribution of young political cadres who (contrary to the theses of R. De Felice and many other historians and commentators) did not pass directly from fascism to communism, thus continuing their adhesion to totalitarism, but rather took a route influenced by the liberal-democratic experience. [Publishers' text].

Forma parte de

Società e storia : 158, 4, 2017