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L'impatto dei nuovi intermediari dell'era digitale sulla libertà di espressione

2021 - Franco Angeli

33-62 p.

Le nuove tecnologie hanno un impatto sia positivo che negativo sulla libertà di espressione, sui diritti costituzionali e sui processi democratici. Tale incidenza è stata positiva nelle fasi iniziali di sviluppo del Web e in particolare nelle prime fasi del Web 2.0, quando Internet era progettato in modo più partecipativo e cooperativo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono emersi processi gerarchici di organizzazione di informazioni e dati ad opera di grandi società tecnologiche che si pongono come nuovi intermediari tra utenti e sfera pubblica. La libertà di espressione è attualmente condizionata da questi intermediari che controllano i processi di comunicazione. L'articolo si propone di riflettere sul ruolo di questi nuovi intermediari in relazione alla configurazione della sfera pubblica nei sistemi democratici, mettendone in rilievo l'impatto riguardo alla libertà di espressione nell'ambito dei rapporti tra sfera pubblica e privata e tra sfera statale e globale.

In questi ambiti la capacità di regolazione e controllo da parte dello Stato si indebolisce a fronte del potere di queste grandi società che occupano e monopolizzano uno spazio pubblico dove la libertà di espressione viene ridotta a merce, tanto che informazioni e opinioni si trasformano in dati monetizzabili, attraverso gli algoritmi delle applicazioni Internet. In tal modo l'utilizzo di questi algoritmi, allo scopo di promuovere fake news e radicalizzazione per attirare l'attenzione del pubblico e generare maggiori guadagni, rischia di distruggere una percezione sociale condivisa della realtà. Tra le tante misure che possono essere adottate, spiccano quelle legate al diritto della concorrenza, ovvero basate su misure previste da regolatori istituzionali e volte ad ostacolare una concentrazione ancora maggiore di potere monopolistico.

Tuttavia, invece di restrizioni, sarebbe preferibile lasciare spazio a una tecnologia aperta che ponga fine alla natura chiusa e gerarchica delle applicazioni. [Testo dell'editore].

New technologies have had an impact that is both positive and negative on freedom of speech, constitutional rights, and democratic processes. It was positive in the early stages of development of the Internet and particularly in the early stages of Web 2.0, when the Internet was designed in a more participative and cooperative manner. In recent years, nevertheless, hierarchical processes of information and data organisation emerged by big technological companies that act as the new intermediaries between users and the public sphere. Freedom of speech is currently constrained by these intermediaries that control the communicative processes.

The article aims to reflect on the role of these new intermediaries, in relation to the configuration of the public sphere in democratic systems, highlighting their impact on freedom of expression in the context of relations between public and private sphere and between state and global sphere. In such context the capacity for regulation and control by the state is weakening face to the power of these big companies, which occupy and monopolize a public sphere where freedom of expression is reduced to a merchandise, so much so that information and opinions are transformed into data monetization, through the algorithms of Internet applications. Thus, the use of these algorithms to promote fake news and radicalisation to attract the attention of the public and thus generate greater profit, risk to destroy a shared social perception of reality.

Among the many measures that can be adopted, those related to competition law stand out, with institutional measures through regulators that may avert an even greater concentration of monopoly power. However, rather than restrictions, it is desirable an open technology that puts an end to the closedoff, hierarchical nature of applications. [Publisher's text].

Is part of

Cittadinanza europea : XVIII, 1, 2021