Per una clinica transculturale nei servizi pubblici di salute mentale : conflitto umanitario e migrazioni forzate di massa
23-50 p.
A partire dalla fine del passato decennio, in modo evidente con la cosiddetta Emergenza Nord Africa, le migrazioni internazionali di massa sono entrate in una nuova fase caratterizzata dalla loro inscrizione nel paradigma giuridico della protezione internazionale ed umanitaria. Non si è trattato solamente di un cambiamento nelle categorie concettuali di lettura del fenomeno migratorio. Si sono radicalmente modificati i sistemi di gestione dei migranti, con importanti ripercussioni - alcune delle quali ancora in divenire - per la tutela pubblica della salute mentale. In particolare, si è viluppato un sistema istituzionale di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati che pone problematiche inedite, di tipo organizzativo e di natura clinica, ai servizi sanitari pubblici. Sul piano della ricerca e della pratica psichiatrica si registra lo sviluppo di quella che si potrebbe definire una "psicopatologia delle migrazioni forzate". Essa viene generata da una processualità caratterizzata dal traumatismo cumulativo.
innescato nella fase pre-migratoria (degenerazione e dissoluzione del legame sociale oltre frontiera), amplificato in quella migratoria (azzardo vitale durante la dislocazione geopolitica), cronicizzato da quelle post-migratoria (fase del trapianto obbligato in ambienti adottivi indesiderati). Le fasi indicate non interessano soltanto gli individui coinvolti, ma attingono gruppi interi e parti significative di popolazioni straniere. Questa prospettiva di ricerca transculturale applicata alle diverse fasi della processualità migratoria rappresenta l'esito evolutivo, oltremodo necessario, di un filone ormai secolare di studi conosciuto come "psicopatologia delle migrazioni". Il lavoro clinico e assistenziale nei Servizi pubblici di salute mentale dovrà tener conto di tale complessità e prevedere un forte collegamento - seguendo un'ottica anche preventiva - con le strutture di accoglienza. [Testo dell'editore].
Since the end of the past decade, particularly during the North African humanitarian Emergency, international mass migrations entered the new legal framework of international human rights protection. This novel approach not only modified the conceptual interpretation of migration, but also the management of migration, producing major repercussions - some of which are still underway - on public mental health care. Asylum seekers and refugees pose nowadays unprecedented organizational and clinical issues to the public health system. Researchers and clinicians are currently observing the development of a "psychopathology of forced migration". This phenomenon is generated by a cumulative trauma exposure starting from the pre-migration phase (disintegration and breakdown of social links in the country of origin), then amplified during the migratory phase (life-threatening situations) and becoming chronic during the post-migratory phase (forced settlement in an imposed environment). These traumas do not only affect
single individuals, but also whole groups, i.e. significant parts of migrant populations. This perspective of trans-cultural research, applied to the different phases of migration, is in line with the long-established trend of studies on the "psychopathology of migration". Public mental health services should take into account the complexity of this phenomenon and build stronger links with the reception facilities for asylum seekers and refugees, in order to reduce the psychopathological consequences of migration. [Publishers' text].
Is part of
Rivista sperimentale di freniatria : la rivista dei servizi di salute mentale : CXLI, 3, 2017-
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Information
ISSN: 1972-5582