La direttiva europea sul salario minimo adeguato e le sue ripercussioni nel quadro italiano
P. 79-111
La più alta copertura contrattuale (presunta/stimata) di tutta l'Unione europea, e la peggiore dinamica salariale dei paesi Ocse. Il secondo miglior dato europeo, quanto a incidenza dei bassi salari, ma solo per i tempi pieni, indeterminati e coperti dalla contrattazione (leader). Altrimenti fra i peggiori di tutti, quanto a rischio povertà. Da queste, e su queste clamorose ambivalenze e contraddizioni, ha preso corpo un animato dibattito – politico, sindacale e accademico – intorno alla tenuta complessiva del nostro sistema contrattuale e salariale. Unici, fra i cinque Stati membri rimasti senza salario minimo legale, a contemplare un cambio di casella, verso l'adozione di un minimo orario legale.
Rispetto alla quale, la direttiva 2022/2041 fornisce svariati spunti e stimoli per fare il punto e vagliare l'opportuni- tà e gli indirizzi di una riforma, ormai improrogabile. Attraverso un procedimento dialettico, questo articolo passa in rassegna, approfondendole una a una, le tesi e le antitesi dell'attuale dibattito italiano, segnalando di ciascuna i punti di forza e quelli di debolezza. Per suggerire infine una sintesi nella quale, col supporto costante della comparazione europea, si auspica un sostanziale adeguamento, nel segno di una sperimentalità incrementale. In cui una soglia minima oraria, di derivazione legislativa, possa conciliarsi con un potenziamento selettivo della contrattazione collettiva delle organizzazioni comparativamente più rappresentative. [Testo dell'editore]
Italy has the highest collective bargaining coverage (presumed/estima- ted) in the EU, and the worst wage dynamics of OECD countries. The second-best European data, in terms of incidence of low wages, but only for full-time, permanent and contractually covered jobs. Otherwise, it is among the worst, in terms of the In-work poverty. As a result of these major ambivalences and contradictions, a lively debate has taken shape – political, trade union and academic – around the overall effectiveness of our contractual and wage-set- ting system. It is the only one of the five Member States with collectively agreed minimum wages, to contemplate a change of tools, towards the adoption of a statutory minimum hour- ly wage.
Directive 2022/2041 provides various ideas and options to make the argument and evaluate the potential opportunity and direction of reform, which cannot be delayed any longer. Using a dialectical approach, this article methodically reviews the theses and antitheses of the current Italian debate, highlighting the strengths and weaknesses of each. Finally, a synthesis is suggested in which, with the support of European comparisons, a substantial adjustment is hoped for, with an approach based on incremental experimentation. This would involve a minimum hourly threshold, derived from legislation, which can be reconciled with a selective strengthening of collective bargaining of the comparatively most representative organisations. [Publisher's text]
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Informationen
ISSN: 1972-5507
KEYWORDS
- Minimum wage, Collective bargaining, Directive 2022/2041, Industrial relations, Trade unions, Working poor
- Salario minimo, Contrattazione collettiva, Direttiva 2022/2041, Relazioni industriali, Sindacati, Lavoro povero