Le deviazioni della libertà
69-86 p.
Dall'Illuminismo, che ha ispirato il progetto psicoanalitico, all'osservazione, sostenuta dal nazismo, dell'irrimediabile divario tra progresso tecnico e progresso nella vita dello spirito, il percorso di Freud parla del disordine del nostro tempo. In che modo le imperative esigenze di libertà, sia a livello individuale che collettivo, sono diventate la forza trainante dell'indefettibile capacità umana di annientare? Quale ruolo giocano gli ideali, così essenziali nella lotta per una comprensione razionale dell'irrazionale, in una tale frustrazione delle speranze di emancipazione? Cosa rimane dei benefici dell'eterogeneità conflittuale, che apre all'autonomia? Un giudizio errato della realtà; una paura fuori luogo dell'angoscia, presumibilmente protettiva; l'infiltrazione del nostro pensiero da parte della soddisfazione dei nostri desideri; il nostro "sentimento di libertà" che Winnicott afferma essere parte della salute dell'individuo, sembra danneggiato, e il peso del determinismo
pulsionale non può essere incriminato da solo. Sotto l'egida dell'autoconservazione, le identificazioni alienanti sembrano saldare ciecamente la "maggioranza compatta". Sarebbe ora una questione di libertà di autodistruggersi? [Testo dell'editore]
From the Enlightenment, which inspired the psychoanalytic project, to the observation, asserted by Nazism, of the irremediable disconnect between technical progress and progress in the life of the mind, Freud's path speaks to the disarray of our time. How did the imperative demands for freedom, both on the individual and collective levels, become the driving force behind the unfailing human capacity to annihilate? What role do ideals, so essential in the struggle for a rational understanding of the irrational, play in such a thwarting of hopes for emancipation? What remains of the benefits of conflictual heterogeneity, opening up to autonomy? A misplaced judgment of reality; a misplaced fear of anxiety, supposedly protective; infiltration of our thinking by the satisfaction of our desires: our "feeling of freedom" which Winnicott nevertheless says is part of the health of the individual seems damaged, and the burden of drive determinism cannot be solely incriminated. Under the argument
of self-preservation, alienating identifications seem to blindly weld the "compact majority". Would it now be a question of the freedom to self-destruct? [Publisher's text]
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Informations
Code DOI : 10.3280/PSI2025-001006
ISSN: 1972-490X
KEYWORDS
- autoconservazione, autodistruzione, giudizio di realtà, identificazione
- self-preservation, self-destruction, reality judgment, identification