Premesse per una teoria del pregiudizio effettivo nelle invalidità processuali penali
206 p.
Includes bibliographical references.
Si può muovere una critica al metodo tradizionale di concepire le invalidità degli atti nel processo penale, così fermamente improntato alla legalità formale: esso non sembra più in grado di rappresentare efficacemente la realtà. La tradizione culturale dominante, in questo settore, appare sempre più lontana sia dal raffigurare il fenomeno, sia dall'instradarne idealmente lo sviluppo, a tal punto che vien da chiedersi se non sia il caso di cercare nuovi paradigmi di riferimento. La ricerca qui condotta si concentra sul tema del pregiudizio effettivo, per verificare se e come sia possibile adottare, nel sistema italiano, un simile parametro quando ci si appresti a stabilire se un atto processuale sia invalido. L'operazione appare a prima vista delicata, e aperta a forti critiche, aprendo il varco a modelli, sistemi di ragionamento e approcci distanti da quelli che fanno parte della nostra tradizione culturale.
Si potrebbe sostenere, in senso radicalmente contrario, che compito della dottrina sia principalmente riaffermare i principi e metodi consolidati, senza accettare compromessi – spesso discutibili sul piano sistematico – con le evoluzioni proposte dalla casistica. Il rischio, tuttavia, e quello di finire per subire una trasformazione epocale invece di provare a governarla. Se non si vuole accettare d'esser relegati al solo ruolo di passiva testimonianza, occorre dunque provare a interferire con i mutamenti in atto, cercando di innestarvi razionalità: del resto, questa dovrebbe essere, da sempre, la ragione fondativa della dottrina, nell'ambito delle scienze sociali. [Testo dell'editore]
Contains bibliography (p. 181-206), bibliographical references and notes.
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ISBN: 9788869239199
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