Quando risulta gravosissimo vedere accertato giudizialmente il proprio status filiationis : la Corte di Strasburgo condanna l'Italia per violazione dell'art. 8 Conv. eur. dir. Umani
130-137 p.
Con sentenza del 6 dicembre 2022, nel caso Scalzo c. Italia1, la Prima Sezione delle Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato il nostro Paese per violazione dell'art. 8 Conv. eur. dir. umani per essere la ricorrente rimasta in una condizione di incertezza circa il suo status filiationis per più di dodici anni a causa della sus¬sistenza nel nostro ordinamento giuridico di un nesso di pregiudizialità tra l'azione di disconoscimento di paternità e quella di accertamento giudiziale della paternità naturale. Per i giudici di Strasburgo l'impossibilità per parte attrice di coltivare l'azione ex art. 269 cod. civ., in quanto non ancora passata in giudicato la sentenza demolitoria del precedente status, rappresenta una violazione da parte dello Stato italiano dell'obbligo positivo di garantire il diritto al rispetto della vita privata sancito dalla norma convenzionale.
Il presente contributo ripercorre l'iter argomentativo della Corte europea nel dettagliare le ragioni per cui la normativa interna dello Stato convenuto, seppur in linea di principio compatibile con i princìpi convenzionali, rappresenti un vulnus al diritto all'identità personale di chi voglia vedere accertata la propria verità biologica ma, per farlo, subisca un'inaccettabile dilatazione dei tempi processuali. La sentenza in commento è anche l'occasione per approfondire la più recente posizione della giurisprudenza di legittimità e costituzionale italiana in punto rapporti tra l'azione di disconoscimento di paternità e di accertamento giudiziale della paternità naturale. [Testo dell'editore].
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Informations
Code DOI : 10.3280/MG2022-004012
ISSN: 1972-5221
KEYWORDS
- Cedu, paternità, pregiudizialità, status