Il ruolo formativo dell'editoria
153-168 p.
Durante il Novecento, numerose case editrici hanno svolto un ruolo importante per la crescita culturale dell'Italia, una funzione formativa molto simile a quella che ha caratterizzato l'attività di molti editori di paesi come Francia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti. Quasi sempre l'attività editoriale era legata al contributo di intellettuali che svolgevano un ruolo politicoculturale attraverso l'impegno professionale: narratori, giornalisti, poeti. Questa funzione esplicitamente pedagogica dell'editoria è stata messa in crisi verso la fine del secolo scorso dall'esaurirsi della stagione politicamente più coinvolgente e conflittuale e, allo stesso tempo, dall'emergere di nuovi modelli di gestione che affidavano la conduzione aziendale a dirigenti più attenti ai risultati economici che al prestigio culturale.
Con l'inizio del nuovo millennio, l'editoria italiana e internazionale ha iniziato a essere dominata da multinazionali proprietarie dei marchi storici dell'editoria e spesso gestite in maniera impersonale. L'editoria scientifica è forse quella che meglio ha saputo adattarsi alla gestione manageriale e, forse non a caso, è la più attraversata dal cambiamento: una delle questioni più discusse riguarda la qualità dei contenuti e gli strumenti per la sua valutazione precedente (peer review) e successiva alla pubblicazione (gli indici bibliometrici hanno assunto un potere determinante per la progressione delle carriere dei professionisti sanitari).
Anche i modelli di accesso alle riviste sono molto cambiati, nonostante l'open access in grande ascesa rischi di discriminare i ricercatori delle nazioni a basso reddito. In un contesto culturale, sociale e politico molto cambiato rispetto al secolo scorso, anche l'attività, le scelte e le decisioni delle case editrici meno esposte o schierate politicamente possono avere un valore culturale non trascurabile contribuendo così a formare punti di vista sul mondo. E non è detto che proprio grazie al lavoro degli editori queste prospettive sul futuro non possano tornare a ispirarsi ai valori che hanno orientato la cultura del Novecento. [Testo dell'editore].
During the twentieth century, several publishing companies acted as major cultural players. Publishing companies were often guided by prominent thinkers: writers, journalists, poets. They played also a political role through professional commitment. The educational function of publishing got into crisis in the last decades of the twentieth century probably due to the reduction of social conflict and political engagement and, at the same time, due to new rising management models that put economic results above reputation. At the beginning of the new millennium, Italian and International publishing is dominated by corporations owning historical publishing brands. Scientific publishing adapted itself to a managerial approach and, not surprisingly, has been able to take advantage by change: one of the most discussed issues concerns the quality of content and the tools for prepublication evaluation (peer review) and after publication (bibliometric indexes are a determinant of the careers of health professionals).
Access models to journals have also changed, with open access in great rise despite it may discriminate lowincome nations' researchers. In a changed cultural, social and political context, even the choices and decisions of the less politically engaged publishers may contribute to building points of view on the world. Who knows that thanks to the work of the publishers these perspectives on the future cannot inspire the return to the guiding values of the 20th century. [Publisher's text].
Fait partie de
Rivista sperimentale di freniatria : la rivista dei servizi di salute mentale : CXLVI, 1, 2022-
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Informations
Code DOI : 10.3280/RSF2022-001009
ISSN: 1972-5582
KEYWORDS
- case editrici, editoria scientifica, intellettuali, cultura, indici bibliometrici, formazione
- publishing houses, scientific publishing, intellectuals, culture, bibliometric indices, pedagogy