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Il faudrait peut-être la pensée de Rousseau sur la sensibilité pour repenser la pensée de Kant elle-même : retour sur la doctrine des facultésean-Jacques Rousseau comme préalable à la détermination du problème de la sensibilité

2016 - Franco Angeli

41-82 p.

Tutti i lettori di Rousseau sono pronti a riconoscere l'importanza sistematica e storica della sua dottrina della sensibilità. Questa ha un peso importante pure per la filosofia e per la letteratura e potrebbe anche offrire un punto d'incontro utile per far incrociare tra loro gli approcci letterari e quelli filosofici. Ma in Rousseau esiste una dottrina delle facoltà davvero coerente? La domanda sarebbe potuta emergere a partire dalle ricostruzioni che ne sono state proposte da lettori razionalisti di Rousseau come Cassirer (1932), Derathé (1948) o Eric Weil. Ma ciò non è accaduto. Al contrario, sembra che il problema sia del tutto scomparso dall'attenzione degli interpreti. Il presente contributo è un tentativo di stabilire i criteri per una simile ricostruzione. Il nostro obiettivo è prima di tutto quello di comprendere lo statuto ambiguo della sensibilità nell'Émile: la sensibilità offre il punto di partenza all'educazione dei sensi nell'Émile (libri I e II) e la sensibilità non può allora che essere pass

iva, ma essa è anche la base dell'educazione della moralità (libri IV e V) e allora non può che essere attiva. La questione diventa allora la seguente: siamo in presenza di una sola e unica sensibilità con le sue due facce (o i suoi due momenti) o di fronte a due sensibilità distinte? Al di là della ricostruzione sistematica di tale questione, la posta in gioco è pure storica: la ricostruzione della dottrina della sensibilità di Rousseau può fornire persino una nuova base per comprendere i rapporti tra Kant e Rousseau. Avremmo cioè bisogno delle riflessioni di Rousseau sulla sensibilità per pensare l'estetica di Kant. [Testo dell'editore].

Every reader can recognize the systematical and historical importance of sensibility in Jean-Jacques Rousseau's philosophy and literature. It could offer a crossing point for literary and philosophical perspectives. But does Rousseau possede a really coherent theory of faculty? The question should have emerged from ratonalist readers of Rousseau like Cassirer (1932) or Derathé (1948). But it was not the case. On the contrary, this problem has almost disappeared. This essay is an attempt to stabilish the criteria of this reconstruction. Our aim is first to understand the ambiguous status of sensibility in Émile: it is the starting point of Émile's education of senses (books I and II) and it can only be passive, but also the basis of his education to morality (IV and V) and it can only be active. So, are we in front of one unique sensibility with two faces (or two moments), or in front of two sensibilities? Behind this sistematical reconstruction, the point is also historical: perhaps the reconstruction of Rous

seau's doctrine of sensibility could provide us a new basis to understand Kant and Rousseau relationships. We need Rousseau's thoughts about sensibility to think Kant's esthetics. [Publisher's Text].

Fait partie de

Paradigmi : rivista di critica filosofica : XXXIV, 2, 2016