La natura transculturale dell'archetipo
53-71 p.
Jung si è disposto alle prime etnoanalisi della storia della psicologia del profondo, se con questo termine intendiamo un'analisi che si ponga il problema di coniugare i fattori terapeutici tradizionali per la concezione occidentale con quelli tradizionali per culture altre, nel rispetto assoluto delle origini di ciascun individuo. Da questo punto di vista Jung può essere confrontato con l'etnopsichiatra francese Nathan, che risponde alla domanda di cura di migranti, riattivando la forza terapeutica delle pratiche tipiche del villaggio, derivanti direttamente dall'inconscio collettivo e per questo archetipizzabili. Tali individui sono in grado di comprenderle nel loro significato simbolico, mettendosi così nuovamente in relazione con il proprio profondo attraverso i loro referenti culturali. Ci sono, nel pensiero junghiano, alcuni elementi da rileggere in un'ottica etnoanalitca che possono aprire alla riflessione teorica sulla matrice simbolica dell'essere umano e ispirare la conduzione di eventuali terapie a
nalitiche con individui appartenenti a culture altre: il Sé, l'amplificazione, l'immaginazione attiva. Questi consentono un ulteriore confronto, transculturale, del pensiero junghiano con quello dello psicologo cileno Jodorowskj, la cui terapia consiste nell'inviare all'inconscio simboli da decifrare invece di interpretare con il linguaggio corrente i messaggi che l'inconscio produce (sintomi). [Testo dell'editore].
Fait partie de
Studi junghiani : rivista semestrale dell'Associazione italiana di Psicologia Analitica : 18, 2, 2003-
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Informations
Code DOI : 10.3280/JUN2003-018005
ISSN: 1971-8411