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Freud e Jung nell'esperienza analitica

2005 - Franco Angeli

31-51 p.

L'articolo si propone di individuare un fondamento comune per le psicologie del "profondo" che in misura più o meno ravvicinata si riconoscono nella tradizione psicoanalitica. Per fare ciò è necessario non dimenticare che il lavoro di Freud e di Jung si è sviluppato per entrambi da un'esperienza analitica complessa non ancora strutturata ma forse per questo non meno profonda i cui segni sono rintracciabili tra le pieghe del loro discorso teorico. Mentre Freud ha teorizzato soprattutto la dimensione "orizzontale" e quantificabile della esperienza psichica, Jung ne ha sottolineato soprattutto quella verticale e non quantificabile; entrambi, però, hanno intuito che le due dimensioni disgiunte non sono sufficienti a dare ragione della complessità di quella esperienza ma è stato impossibile per loro cogliere in maniera riflessiva questa possibile complementarietà: per motivi psicologici e per il diverso clima culturale da cui provenivano, ma anche perché entrambi hanno lavorato sulla base del pensiero lineare del.

terzo escluso. Per recuperare la tradizione analitica nella sua interezza è necessario restituire alla nozione di psiche entrambi gli aspetti dell'esperienza psicologica, sottoponendo sia l'opera freudiana che quella junghiana a una critica attenta alla lezione della fenomenologia senza dimenticare che il discorso fenomenologico può essere arricchito dal "viaggio nell'Inconscio" instaurato dalle analisi personali di Freud e di Jung. [Testo dell'editore].

Is part of

Studi junghiani : rivista semestrale dell'Associazione italiana di Psicologia Analitica : 22, 2, 2005