Locus amoenus : dalla noia come vuoto di senso e svalorizzazione di sé alla solitudine come pienezza di vita
291-300 p.
La diffusione del coronavirus ci ha obbligato ad affrontare non solo la precaria e fragile condizione dell'esistenza umana, ma anche l'incapacità di gestire sé stessi e il proprio tempo, mettendo in risalto la futilità di tante nostre attività, e della loro natura strumentale, consistente nel tenerci distanti da quel vertiginoso vuoto che ognuno è per sé stesso. La solitudine pone l'individuo in una condizione di completa nudità di fronte a sé stesso e alla propria esistenza, diventa espressione di un disagio culturale, sociale e relazionale, mentre dovrebbe essere una peculiarità positiva.n mondo saturo di informazioni, la solitudine, dovrebbe rappresentare la possibilità di ritrovare il silenzio dentro la propria anima, e in questo silenzio riscoprire la nostra condizione esistenziale. Quest'articolo propone una riscoperta del valore del silenzio, non solo come strumento per richiamare l'uomo contemporaneo a sé stesso, ma anche, parados-salmente come possibile modalità comunicativa.
Solo chi è sceso in profondità, nella propria solitudine, è veramente capace di comunione con gli uomini. Questo è l'uomo che abita il silenzio. Così percepito, il silenzio, non è vuoto, ma pienezza, perché apre l'uomo all'incontro. L'esperienza della solitudine costituisce la preziosa possibilità di prendere coscienza di ciò che è veramente importante: gli altri, la socialità. Sarebbe questo il lascito costruttivo, ristabilire le priorità, promuovere la possi-bilità di rinnovamento e ristrutturazione di sé, come base necessaria su cui instaurare un rapporto autentico con l'Altro. [Testo dell'editore].
The spread of Coronavirus has not only forced us to face the precarious and fragile condition of human life, but also the inability to manage ourselves and our own time, highlighting the futility of many of our activities and their instrumental nature, consisting in keeping us away from that dizzying emptiness that everyone is for himself. Loneliness places the subject in a condition of complete nakedness of himself and his own existence, this becomes an expression of a cultural social and relational difficulty, whereas this is supposed to be a positive peculiarity.In an information satured world, loneliness should represent the possibility to find the silence inside our soul, and in the middle of all of this silence, the chance to rediscover our existential condition. This article provides a discovery of the importance of silence, not only as a tool to recall contemporary man to himself, but paradoxically, also a possible way of communication.
Only those who descended deep into solitude, are capable of communion with other men.This is the man who lives the silence. Silence, experienced in this way, is not sense of emptiness, but fullness, that bring man to the meeting with others. The experience of silence represents the possibility to become aware of what is really important: other people and sociality. This should be the positive legacy to reprioritise what is truly impotant to us and to promote the possibility of everybody's renovation, as a necessary foundation on which we can build genuine relationship with the Other. [Publisher's text].
Ist Teil von
Quaderni di economia del lavoro : 111, 1, 2020-
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Informationen
ISSN: 1971-8470
KEYWORDS
- Isolamento, solitudine, noia, ascolto, silenzio, incontro
- Isolation, solitude, boredom, listen, silence, meeting