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Indagini e studi su S. Maria di Pomposa : (1982-2012)

2019 - Edizioni Espera

368, 3 p. unnumbered (2 folded) : ill.

Includes bibliographical references and index.

L'abbazia di Pomposa ha una storia articolata e complessa, di cui vengono rivelati le fasi e gli accrescimenti per la chiesa di S. Maria, ma partendo dalla preistoria: un sacello mononave, dell'inizio all'incirca del VI sec., trovato nel 1962 nell'angolo sud-est dell'odierno complesso, e un secondo edificio di culto, intorno alla metà del VI sec. o poco dopo, rinvenuto al disotto dell'absidiola sinistra della chiesa attuale. La chiesa attuale a 3 navate risale nella prima fase, con 7 campate, poco dopo la metà dell'VIII sec., all'epoca dell'arcivescovo ravennate Sergio (744-769), dopo il 751: è cioè contemporanea del S. Salvatore di Brescia (753).

Alla chiesa a 7 campate fu anteposto un nartece con bifore a doppia ghiera, ricoperto al pianterreno da 10 vôlte a crociera sorrette al centro dell'ambiente da 4 sostegni, com'è indicato dagli affreschi ritrovati alle pareti, che con la loro datazione alla fine del X o all'inizio dell'XI sec. ci offrono pure il termine cronologico più basso per la costruzione dell'organismo. Con l'aprirsi dell'XI sec. inizia a Pomposa un fervore di opere sotto l'abate Guido (1008-1046): tra il mille circa e il 1026 viene costruita la cripta; il 7 maggio 1026 è ridedicata la chiesa, allungata di due campate inglobando lo spazio del nartece, e costruendo all'interno uno dei più precoci esempi di jubé attestati sul suolo italiano (purtroppo poi demolito in sèguito alla riforma liturgica del Concilio di Trento) e confermato dall'organica sopraelevazione del pavimento dell'VIII sec.;.

sotto l'arcivescovo ravennate Gebeardo (1028-1044) viene realizzato l'attuale atrio, opera d'un artista orientale di eccezionale livello, maestro Mazulone; nel 1063 viene eretto, da parte dell'architetto Deusdedit, il portentoso campanile, portato a termine entro l'XI secolo. L'importanza in campo storico-artistico del complesso, e segnatamente dell'atrio, è rimarcata nel testo, rispetto alla stessa Montecassino dell'abate Desiderio (di cinquant'anni posteriore), anche grazie all'acquisizione di una pianta della fine del Cinquecento che ci mostra tutto lo sviluppo del monastero, veramente in Italia princeps [Testo dell'editore].

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